Una scuola per tutti?

Mentre si sviluppa giustamente il dibattito sulla sanità e sulle discriminazioni vissute da chi non ha i mezzi per rivolgersi alla sanità privata ed è costretto a rinunciare alle prestazioni o a erodere i propri scarsi risparmi per curarsi, una scarsa attenzione è riservata alla separazione che diventa sempre più accentuata tra chi ha i mezzi per accedere a un’istruzione d’élite e chi frequenta le scuole pubbliche, che rischiano di rimanere sempre più indietro.

Perché la scelta delle scuole private o paritarie

Diciamolo subito: spendere tanti soldi per mandare i propri figli in scuole costose non è una garanzia di qualità dell’istruzione, per diverse ragioni.

In primo luogo, la qualità della scuola pubblica e dei suoi operatori è comunque alta e garantisce per lo più un buon livello di istruzione a chi la frequenta. È comunque innegabile che, di fronte alle sfide rappresentate dal cambiamento di utenza e dalle innovazioni tecnologiche e culturali, sono necessari forti investimenti per garantire docenti preparati e motivati e classi con un numero ridotto di scolari e studenti, ai quali fornire tutti gli strumenti imprescindibili per le sfide di oggi.

In secondo luogo, le scuole private, che sono in preoccupante ascesa, non garantiscono di per sé maggiore qualità educativa e di istruzione. Sono prima di tutto lo strumento attraverso il quale le classi medie e medio-alte allontanano i propri figli dalla contaminazione con coloro che provengono dalle classi più disagiate. I genitori non sono in grado, spesso, di distinguere la qualità della scuola che scelgono: ciò che chiedono è di far sì che i propri figli frequentino coetanei appartenenti al loro stesso gruppo sociale.

Coesione sociale vs. libertà di scelta

Questo mina alla base uno strumento fortissimo di coesione sociale e cioè la scuola pubblica, nella quale tradizionalmente crescevano insieme giovani di diversa provenienza socio-economica. La prospettiva è quella di avere generazioni che conosceranno solo quelli che sono simili a loro per appartenenza di classe.

La sbandierata libertà di scelta, giustificazione utilizzata anche in campo sanitario per dare una patina di credibilità alla discriminazione economica, è una copertura per avere un scuola presuntamente di serie A (in realtà socialmente discriminante) da contrapporre alla scuola pubblica, dipinta, come tutto ciò che è pubblico, in modo degradante e fonte di spreco e inefficienza.

Vediamo del resto cosa sta succedendo in sanità: il settore privato non funziona meglio di quello pubblico, ma ha moltissime risorse a disposizione per sembrare migliore. Ciò che cambia è che per avere ciò che per legge e per la nostra Costituzione appartiene a tutti, adesso bisogna pagare. La salute e l’istruzione cessano così di essere un diritto, per trasformarsi in un privilegio o un bene per il quale si deve pagare e pure profumatamente.

Sono necessarie le scuole private e paritarie?

Noi ci chiediamo se dobbiamo continuare ad accettare che esistano scuole e ospedali privati, dove le prestazioni che devono essere fornite gratuitamente a tutti i cittadini sono invece fornite a pagamento; se ha senso che si giustifichi l’esistenza di scuole confessionali in un Paese che dovrebbe essere laico (ma nel quale esiste già lo scandalo dell’insegnamento della religione cattolica, pagata dallo Stato, in tutte le scuole pubbliche) e nel quale la pluralità dell’insegnamento dovrebbe costituire una pietra miliare indiscutibile, in considerazione oltre tutto del fatto che queste scuole spesso richiedono rette elevatissime.

Misure di necessità e urgenza

I finanziamenti alle scuole private e parificate devono cessare. Non un euro delle tasse della cittadinanza devono finire nelle tasche dei costruttori di discriminazione e segregazione educativa!

Le scuole private – come gli enti di sanità privata – devono vedere i propri profitti tassati in misura elevatissima, così che risulti non vantaggioso proseguire con iniziative che minano alla radice la giustizia e l’uguaglianza sociale.

Tutti i finanziamenti devono essere riservati alla scuole pubbliche, per il miglioramento delle strutture e per il pagamento del personale docente, a cui deve essere garantito un trattamento economico equo e il diritto/dovere all’aggiornamento gratuito in orario di lavoro.

A studenti e studentesse deve essere garantita un’istruzione di qualità; personale qualificato; servizi accessori (ad esempio la presenza degli psicologi); il diritto di muoversi gratuitamente sui mezzi pubblici in orario scolastico e in occasione di uscite didattiche; la possibilità di accedere gratuitamente o a prezzo calmierato a mostre e musei; l’opportunità di partecipare, senza significativi esborsi economici, a gite formative e a manifestazioni e corsi artistici, musicali e sportivi.

Segregazione educativa anche nel settore pubblico

C’è da rilevare che, purtroppo, anche nello stesso settore delle scuole pubbliche, si registra il fenomeno della segregazione educativa, per cui i diversi istituti sono frequentati da un’utenza differenziata per ceto, per capitale sociale (conoscenza diretta del settore) o addirittura per provenienza (scuole primarie e secondarie di primo grado in cui la presenza di alunni stranieri è molto più alta o più bassa rispetto al bacino d’utenza a causa delle scelte delle famiglie, che frequentemente aggirano le normative sul rispetto dei vincoli territoriali).

Si tratta di una situazione preoccupante sulla quale è ugualmente necessario intervenire per ristabilire una similitudine di massima fra diversi istituti e comunque perché le caratteristiche socio-economiche e di provenienza degli alunni siano rispondenti a quelle dei rispettivi bacini di utenza.

Descrizione di una realtà ai limiti dell’incredibile: …ma è la nostra!

Sul sito di Milano Today , una ricerca sulle scuole internazionali di Milano, che vi invitiamo ad ascoltare.

La descrizione di ciò che è garantito a una ristretta élite di giovani ricorda i racconti sul Medio Evo o su un passato che immaginavamo sepolto per sempre e invece è una rappresentazione fedele della nostra società, in cui alcuni hanno accesso a tutto e altri devono faticare per avere il minimo indispensabile. È questo che vogliamo?

Se non ci va bene, diciamolo e facciamolo sentire: per quanto ci vogliano convincere che non è così, la decisione è nelle nostre mani.

                          

Luca

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