Bahamas – Chi deve pagare i danni causati dall’uragano Dorian?

Nei primi giorni di settembre un terribile uragano si è abbattuto sull’arcipelago delle Isole Bahamas, nel Mar dei Caraibi.

Bahamas Cartina

Abbiamo visto tutti le immagini di paesi distrutti dalla forza del vento e giungono notizie allarmanti sugli sfollati, sui senzatetto e sul numero dei morti, ancora provvisorio.

Senza alcun dubbio, il primo pensiero è rivolto alle vittime e a chi ha perso tutto. La solidarietà nei loro confronti è un dovere morale di tutte le persone, dovunque vivano e al di là delle loro condizioni economiche e sociali e delle loro opinioni politiche e religiose.

Bahamas Uragano

Ma non possiamo scordarci che le Bahamas sono da decenni considerate un paradiso fiscale per via delle esenzioni concesse a varie categorie di investitori, a cui viene formalmente richiesto di stabilire nell’isola la residenza.

Dal sito exportiamo.it apprendiamo che, nelle Isole, “zero è l’imposta sul reddito d’impresa e zero è l’aliquota sulla ritenuta alla fonte relativa al pagamento di interessi, dividendi e royalties. Le Bahamas attraggono clienti da tutto il mondo, inclusi quelli dell’Estremo Oriente.”

Inoltre il sito paradisidelfiscoggi.over ci informa che “tra i maggiori paradisi fiscali ci sono le Bahamas dove il tasso di imposta sul reddito è pari a zero. Né vi sono imposte sul patrimonio o ritenuta fiscale, anche se solo i residenti delle Bahamas possono essere incoraggiati dalle leggi fiscali flessibili delle Bahamas. Per avere la residenza nelle Bahamas si dovrebbe avere investito in un locale di proprietà di un valore minimo di $ 500.000 (€ 470.000).”

Il sito taxfacile.com ci informa sul fatto che “le Bahamas rappresentano un paradiso fiscale di primo piano, in ragione della totale assenza di imposte sulle plusvalenze, imposte di successione, imposta sui redditi delle persone fisiche e sulle donazioni. “Le caratteristiche del sistema fiscale offrono notevoli vantaggi a soggetti benestanti e soprattutto in favore delle persone anziane e dei loro eredi, che hanno la possibilità di limitare notevolmente le imposte di successione”, secondo quanto riferisce David Hryck.

Questi vantaggi fiscali hanno reso le Bahamas un paradiso fiscale attraente appetibile per le aziende europee e statunitensi, che spostano ogni anno miliardi di dollari di profitti in subsidiaries localizzate nelle Bahamas; si tratta di cifre superiori al proprio prodotto interno lordo del paese. Wells Fargo Bank e AES Energy sono solo alcune del 5 per cento di imprese elencate da Fortune 500 con filiali nelle Bahamas.”

Da google apprendiamo a quanto ammonta il PIL: circa 12 miliardi di dollari USA, con una PIL pro capite di circa 30.000 dollari USA per una popolazione di poco inferiore ai 400.000 abitanti.

Quindi, se dobbiamo dare credito a quanto sostenuto dal sito www.taxfacile.com, ogni anno vengono depositati nelle casse delle banche di quel Paese, associato al Commonwealth britannico e la cui sovrana formalmente è tuttora la regina Elisabetta II d’Inghilterra, cifre superiori a 12 miliardi di dollari, in gran parte privi di tassazione.

Paradisi Fiscali

Una domanda ci sorge spontanea: senza entrare in questo momento nel merito della moralità e della liceità dei paradisi fiscali, non sarebbe il caso che fossero proprio i possessori delle cifre depositate nelle banche dell’arcipelago a pagare i costi della ricostruzione del Paese attraverso una tassazione straordinaria dei loro depositi, visto che fino ad oggi hanno potuto godere della protezione e dei frutti dei loro patrimoni non sottoposti alle norme fiscali dei diversi Paesi, proprio grazie alle magnanime leggi delle Isole Bahamas? Non sarebbe una ragionevole restituzione di parte dei benefici di cui hanno goduto?

Prateria Ribelle

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