Consultorio di Via Monreale a Milano: Un altro Servizio Territoriale a rischio a causa della scriteriata politica sanitaria della Regione Lombardia

Un’altra volta ci si trova a fare i conti con la possibile soppressione di un fondamentale presidio di salute e di prevenzione.

Un’altra volta, la cittadinanza rischia di dovere pagare per una politica sanitaria, quella della Regione Lombardia, che privilegia il privato e l’ospedalizzazione, invece dei servizi territoriali vicini alle persone, soprattutto quelle con difficoltà socio-economiche.

Parliamo del Consultorio Familiare di via Monreale, zona San Siro, a Milano. Una zona caratterizzata da una forte differenziazione sociale: da una parte una zona residenziale per ceti medi e, dall’altra, un esteso quartiere di case popolari, abitate da persone in possesso di minori possibilità economiche, tra le quali numerose famiglie di migranti, nei confronti delle quali l’attività del consultorio rappresenta una fondamentale possibilità di integrazione.

Negli anni, il centro, anche a causa della chiusura di altri importantissimi presìdi territoriali, è diventato un punto di riferimento di grande significato:

  • per le donne del quartiere, nei confronti delle quali svolge diversi compiti: consultorio, assistenza per il percorso di IVG (Legge 194/78), centro ginecologico, accompagnamento per le donne in gravidanza e neomamme, sostegno psicologico e legale nei casi di violenza domestica o di crisi coniugali;
  • per le ragazze minori, aiutandole nei propri percorsi di crescita e nei casi di IVG;
  • per i minori vittime di abusi e violenze, le cui drammatiche esperienze vengono prese in carico dagli esperti presenti nel consultorio, in collaborazione con il Tribunale dei Minori;
  • per i ragazzi e le ragazze delle scuole del quartiere, a cui sono dedicati corsi per le terze medie e per le classi delle superiori sulla contraccezione, sulla gestione consapevole della sessualità, sull’uso di internet e dei social media;
  • per i giovani e le giovani, cui è dedicato uno specifico Spazio Giovani nel quale, senza la necessità di un appuntamento prefissato, vengono affrontate sia le competenze nella gestione della salute in senso più complessivo, sia le problematiche relative all’utilizzo della contraccezione;
  • per bambini, adolescenti, adulti e coppie, a cui è rivolto un servizio di consulenza e sostegno psicologico;
  • per le coppie che danno la propria disponibilità, è inoltre in funzione un Centro Adozione che agevola il percorso di adozione e che fornisce anche un sostegno post-adottivo

Parliamo di circa 2.500 persone che ricevono assistenza nei pressi del proprio luogo di residenza ogni anno, con oltre 8.000 interventi all’anno.

La Regione vuole chiudere il centro, spostandolo presso l’ospedale San Carlo, perché lo deve ristrutturare in funzione della sua sostituzione con una Casa della Comunità, la struttura polifunzionale, prevista già concettualmente dalla 833/78 (la legge di Riforma Sanitaria) per garantire la territorialità del servizio sanitario pubblico, smantellata dalla Regione Lombardia, che ha puntato tutto sugli ospedali e sulla privatizzazione selvaggia della sanità.

Quindi, un servizio in ottime condizioni strutturali, relativamente nuovo e totalmente occupato da servizi funzionanti in modo efficiente e utili per la popolazione della zona, dovrebbe essere smantellato per fare spazio a un numero ovviamente superiore di attività. Come? Quali? Non è dato di sapere.

Quello che sappiamo è che il PNRR prevede fondi per la costruzione materiale delle strutture (quindi a spese del pubblico, con i fondi comunitari, parte dei quali dovranno essere restituiti all’UE), mentre non sono previsti finanziamenti per il personale: né per quello che nelle strutture sanitarie ci lavora già (sono stati “eroi” solo per una stagione e a parole; ora devono tirare la cinghia…), né per i nuovi operatori delle strutture previste. Un succoso business in previsione per i privati che, dalla giunta della Regione Lombardia, vengono considerati equiparati al pubblico.

Ci aspetta quindi la chiusura di un servizio pubblico rivolto a tutti e la sua sostituzione con una struttura parzialmente o totalmente privatizzata? Niente di più facile, visto quanto sta avvenendo in queste stesse settimane con la chiusura delle UONPIA (Unità Operative Neuropsichiatria Psicologia Infanzia Adolescenza – servizi territoriali molto importanti per bambini e bambine in età scolastica) in diverse zone di Milano e il loro trasferimento anche in questo caso presso gli ospedali milanesi.

Contro questa prospettiva, l’8 marzo 2022 si sono svolte diverse mobilitazioni a difesa del Consultorio pubblico di via Monreale, a sostegno delle persone che ci lavorano e in appoggio alla cittadinanza che usufruisce dei servizi erogati.

Non abbiamo altra via che denunciare queste operazioni e batterci per una sanità pubblica al servizio dei cittadini: il nostro futuro, la nostra salute e la nostra stessa vita dipende da noi. Fermiamoli ora, prima che sia troppo tardi!

                                    Luca

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